“Il Bambino Interiore”

“L’immaginazione è come un regno, il più puro che possiamo concepire, che ci permette di tracciare nuove forme negli spazi invisibili dei nostri universi, capace di dare vita a quanto di più autentico e luminoso abita dentro di noi” M.H. Norlac
 

Nell’ambito della relazione d’aiuto, secondo una visione olistica e un approccio integrato, possiamo dire che il “Bambino Interiore” rappresenta, accanto ad altre, un’istanza del nostro essere. Tale istanza, per una certa buona parte, è andata costituendosi principalmente in relazione ai condizionamenti ricevuti e introiettati da parte della struttura della personalità che via via si è sviluppata e formata nel bambino, lungo il suo percorso evolutivo. Pertanto, a partire dalla percezione e dal vissuto del bambino stesso, ferite emozionali, bisogni non riconosciuti, convinzioni limitanti, si sono in un certo qual modo depositati e cristallizzati nella struttura della personalità in via di sviluppo, quali aree di sofferenza e disagio; non solo, ma intorno alle stesse aree, la struttura ha creato delle barriere difensive di protezione, facendo in modo che il bambino si tenesse lontano da quegli aspetti, bisogni e propensioni naturali del suo più intimo essere, poiché percepirli avrebbero causato in lui, ulteriore sofferenza.

Possiamo dire pertanto che il bambino si è allontanato sempre più dalla sua dimensione naturale originaria, per corrispondere a bisogni che possiamo definire di ‘sopravvivenza’, soprattutto di natura emotiva: il bisogno di sentirsi amato dai genitori, il bisogno dell’accettazione da parte degli altri, il conformarsi al rispetto delle regole, e così via, hanno configurato in lui la prospettiva limitata e limitante su cui si sono appoggiati i condizionamenti. Per dirla con altre parole, ha significato per il bambino dover trovare il modo e le strategie per adattarsi, con il minor carico di sofferenza possibile.

Dove sono andati dunque quegli aspetti, quel potenziale di natura autentica, libera, espressiva, del bambino?

Secondo una visione lineare psicologico-relazionale, tali aspetti risultano essere repressi, inibiti, negati o addirittura rimossi, perduti nell’oblio della dimenticanza, seppure ad un livello più profondo possiamo immaginare che essi continuano ad esistere da qualche parte, e agire il loro potenziale energetico; ma poiché non sono riconosciuti, risultano inconsapevoli e pertanto non integrati, manifestandosi nella realtà ordinaria in un modo che si rivela prevalentemente disfunzionale nella loro espressione, continuando a rimanere ‘separati’ dalla natura originaria del soggetto.

Da una prospettiva multidimensionale, partendo cioè dal presupposto che il nostro essere vive simultaneamente più dimensioni, e dunque non solo quella del corpo fisico, diventa possibile riconnettersi con alcune di queste parti, che possono essere rintracciate, recuperate e riconosciute, così da essere nuovamente integrate nell’interiorità del soggetto. Secondo questa visione, esse rappresentano inoltre le istanze più pure e libere di cui è portatore il Bambino Interiore, poiché egli, allontanandosi da esse per effetto dell’adattamento, sono rimaste per così dire svincolate dai condizionamenti della realtà ordinaria. In questo senso tali istanze rappresentano quel potenziale illimitato di risorse ed energie, in quanto direttamente connesse con l’essenza originaria del bambino.

Nell’ambito della relazione d’aiuto orientata ad un approccio multidimensionale-transpersonale, all’interno di uno spazio protetto e libero dal giudizio, l’immaginazione si offre come una risorsa-strategia illuminante poiché permette al soggetto di esplorare ed esperire parti di sé, di re-integrarle nella propria dimensione di vita, sentendosi nuovamente appartenente. L’immaginazione infatti implica la possibilità di dare vita a quelle parti in cui l’animo del bambino e la sua essenza, trovano espressione e liberazione, assumendo forme alternative, ruoli e personaggi, compiendo a volte imprese epiche ed eroiche, il tutto caratterizzato da elementi connaturati con le qualità sottili del Bambino stesso, sviluppando esperienze interiori che restituiscono al soggetto una piena e profonda appartenenza alla natura autentica del suo essere originario. Quando queste esperienze vengono integrate e assimilate nel processo elaborativo da parte del soggetto, esse apportano un notevole nutrimento e arricchimento alla Vita che assume in questo senso un’accezione più ampia ed espansa dell’esistenza.